Il castello chiaramontano ha origini che risalgono al XIV secolo, fu edificato su strutture murarie militari risalenti al ‘200, al tempo della baronia di Roberto Malcovenant, un nobile francese arrivato in Sicilia al seguito di Re Ruggero d’Altavilla. Federico II Chiaramonte, avutane la proprietà insieme al feudo circostante da Federico d’Aragona, rifondò all’inizio del ‘300 la struttura che risaliva ancora al periodo dei Malcovenant, rendendola più imponente e maestosa.
La costruzione castellare, ubicata nel cuore storico di Racalmuto, si sviluppava in origine su tre livelli uniformi, simili anche nella suddivisione e successione dei vani interni comunicanti tra loro e delimitanti il patio interno. La cinta muraria del castello, dallo spessore di circa 2 mt., è caratterizzata, nell’ala Sud, dalla presenza di due grandi torri circolari, la destra delle quali nel corso dell’ultimo esteso intervento di restauro interno è stato adattata a belvedere. Il lato a Sud-Ovest è delimitato da piccole costruzioni e il versante Nord da due file di dodici finestre con un muro di cinta che racchiude un appezzamento di terreno.
Il complesso monumentale è stato da poco ristrutturato con lavori che si sono susseguiti nel tempo che hanno riguardato in un primo periodo alla fine degli anni novanta del secolo scorso le stanze interne e recentemente invece, anche il cortile interno.
Il Castello è proprietà comunale ed è diventato punto di riferimento per le varie iniziative culturali che si svolgono durante l’anno a Racalmuto.
Gibillina, il Castelluccio Svevo
Costruito negli anni 30 del Duecento per volere di Federico II, ha le caratteristiche dei castellucci svevi: forma parallelepipeda, facce lisce, cantonali con conci squadrati.
Assolveva a molteplici funzioni: centro direzionale del feudo, magazzino imperiale per lo stoccaggio del frumento, sollazzo del sovrano per la caccia col falcone.
Nel Trecento perviene ai Chiaramonte che vi apportarono modifiche alle aperture.
Appartenuto a varie famiglie feudali, sempre staccato dal feudo di Racalmuto, nell'Ottocento fu aggregato al suo territorio comunale. L'ultima famiglia nobile a possedere Gibillina fu la Trigona di Sant'Elia fino al 1971.
Proprietà privata. Dal 2001 sono iniziati i restauri di consolidamento.
Testo Angelo Cutaia, Storico
E' un'opera architettonica di particolare importanza, un'opera pubblica che tutt'oggi si ammira. Venne appaltata, su progetto di Fra Vincenzo di Carini, verso la fine del 1846 dal sindaco Giovanni Scibetta Giudice per una spesa complessiva di ducati 426,17 e inaugurata il 12 aprile del 1847. La fontana è alimentata dal torrente, chiamato canale, le cui acque furono convogliate a valle del paese nel 1875.
E'situata a valle del centro abitato, nel mezzo dell' omonima Piazza sovrastata dall'imponenza del Castello Chiaramontano e di recente restaurata con una pavimentazione in lastroni di pietra che ha sostituito il consunto acciottolato. La fontana "di li novi cannola", così chiamata appunto perché ha nove getti d'acqua, ha pianta rettangolare con annesso abbeveratoio per gli animali e lavatoio circolare sui cui bordi si possono ancora ammirare le rocce scavate dall'incessante battere dei panni delle donne. Sulla facciata vi è una finestra cieca non rifinita ed in alto sulla cornice di chiusura sono allocati alle due estremità altrettanti vasi floreali in pietra
La fontana ricade in contrada Raffo, zona che presenta bellezze incantevoli, in cui si ebbere i primi insediamenti arabi. La parola RAFFO, nettamente di orgine araba, deriva da GARAF che significa abbondanza di acqua.
Le fontane lungo i sentieri di campagna, sono un simbolo tipico della vita di un tempo. Abbeveratoi di suggestiva bellezza dissetavano gli animali e irrigavano i campi come quella di San Matteo, vicina al raffo e ai resti di un' antica ghiacciaia
Fondazione "Leonardo Sciascia"
La Fondazione Leonardo Sciascia, ente morale giuridicamente riconosciuto, è stata istituita dal Comune di Racalmuto d’intesa con lo scrittore, che le ha donato una pregevole collezione di ritratti di scrittori, quasi tutte le edizioni italiane e straniere dei suoi libri, le lettere ricevute in mezzo secolo d’attività letteraria e circa 2000 volumi della sua biblioteca. Il Comune di Racalmuto ha acquistato dall’ENEL un edificio già sede di una centrale elettrica e lo ha trasformato, su progetto dell’arch. Antonio Foscari dell’Università di Venezia, in sede della Fondazione
Il teatro Regina Margherita
L'amministrazione comunale, sindaco Gaspare Matrona ne deliberò la realizzazione il 19 dicembre 1870. Per la realizzazione dell'opera fu destinata l'area del giardino del Monastero di Santa Chiara del 1605, che a seguito esproprio, era stato adibito ad usi pubblici. Il teatro fu inaugurato il 9 novembre 1880, alla presenza dell'allora Ministro dei Lavori Pubblici Francesco Paolo Perez.Dotato di 250 posti, fossa mistica, due ordini di palchi e loggione fu progettato dall’architetto Dionisio Sciascia allievo di Filippo Basile che aveva a sua volta progettato il teatro Massimo di Palermo, e forse proprio per questo viene definito “il Massimo in miniatura”.
Scultura tridimensionale di Leonardo Sciascia
La scultura tridimensionale in bronzo di Leonardo Sciascia è un'opera dello scultore racalmutese Giuseppe Agnello. È stata inaugurata il 25 Ottobre del 1997 e collocata sul marciapiede in pieno centro storico, lungo il Corso Garibaldi, davanti l’ex Banco di Sicilia, nei pressi della Chiesa Madre, sito ove spesso si poteva incontrare lo scrittore. La scultura, offre un'immagine realistica di Sciascia mentre passeggia, tenendo fra le dita la sua inseparabile sigaretta ed è rappresentata ad altezza uomo, dando la suggestione che sia ancora fra la sua gente.
Anita Sciortino
Ex mattatoio comunale
L’ex mattatoio comunale sorge nella zona più antica del paese che a tutt'oggi conserva l'originario tracciato tardo medievale. La struttura costruita nel 1870 per volere del sindaco Matrona costituisce un esempio di come a quei tempi si tentò di dare nuovo volto ad una cittadina che tradizionalmente legata alla civiltà contadina grazie allo sviluppo delle miniere si avviava ad entrare nella civiltà industriale
Nel secolo XV veniva eretta una piccola chiesa sulla sommità di una collina denominata"lu Munti", alla periferia ovest del paese di Racalmuto. Nei pressi di detta Chiesa scorreva una sorgente d'acqua. La tradizione attribuisce la dedicazione a S. Lucia ma manca una valida documentazione. Nel 1543 la Chiesa porta il nome di Santa Maria di lu Munti. L'attuale Chiesa venne edificata con il titolo di "Maria SS. Del Monte" tra il 1736- 1747 dal sacerdote Pietro Signorino. Pertanto la vecchia Chiesa viene demolita tranne il campanile che rimarrà al suo posto sino ai primi dell' 800 quando si provvede alla costruzione di uno nuovo adatto alla struttura e alle proporzioni della Chiesa. Il 12 giugno del 1938 si celebrò l'incoronazione della Madonna del Monte a Regina del paese di Racalmuto. Il vescovo di Agrigento Mons. Giovanni Peruzzo pose le corone d'oro, ricavato dalla fusione degli ex voto, sul capo del Bambino e della Vergine Maria. Il 24 maggio del 1940 la Chiesa venne insignita col titolo di Grande Santuario. Nel 1988, a distanza di cinquant'anni, la Madonna venne incoronata nuovamente.
Si accede al Santuario attraverso due ingressi: l'uno, il portale principale, che si apre in un piccolo sagrato circolare, "Firriatu di lu Munti" dal quale un'ampia e lunga gradinata (fine del XVIII) "Scalinata di lu Munti", delimitata ai lati da spesse ed alte mura, congiunge la Chiesa a "lu Chianu di la Batia", oggi Via Vittorio Emanuele. Dal secondo accesso si accede dal Largo Monte . L'edificio, di stile barocco, ha la facciata principale divisa in tre sezioni trabeate con, ai lati esterni, lesene che sorreggono il timpano di coronamento ad arco ribassato, traforato al centro da un rosone in pietra. Sulla sommità del prospetto, trova alloggio una riproduzione marmorea della Madonna del Monte del peso di 7 quintali ivi collocata nel 1958. Il campanile, di elevata altezza dal suolo venne realizzato in blocchi di pietra squadrata e ad ispirazione di modelli moreschi: forma a torre con pianta quadrata. Entrando dall'ingresso principale l'attenzione viene colpita dal monumentale altare maggiore ligneo, alto sei metri, inaugurato nel 1777 ed eretto a cura di Antonino Lo Brutto. Presenta una scalinata che dalla mensa del sacrificio converge verso il trono della Vergine che si raggiunge salendo dodici gradini, la cui alzata è guarnita da tessere di vetro di diversa forma e colore. Esso custodisce la marmorea statua gaginiana della Vergine con in braccio il Bambino Gesù arrivata a Racalmuto nel 1503. La Vergine è circondata da nove angeli. Le pareti laterali dell'abside sono occupate da due grandi tele di autore ignoto del ‘600, raffiguranti la storia della venuta della statua della Madonna a Racalmuto. Un meraviglioso affresco, che riproduce l'Assunta, realizzata dal pittore Vincenzo Manzelli nel 1891, domina la grande navata. Attualmente la Chiesa presenta nella fiancata destra gli altari dedicati a San Giuseppe, Santa Lucia, l'Immacolata, la Madonna del Rosario. Sulla sinistra sono posti gli altari dedicati a San Francesco di Paola, al Crocifisso e l'Addolorata, alla Resurrezione e all'urna del Cristo morto. Nella stessa fiancata si osservano due dipinti ad olio su tela: il primo rappresenta la Vergine che appare a San Biagio, attribuito al pittore racalmutese Pietro D'Asaro, datato oltre il 1623. Seguendo la parete si vede un monumento funereo in marmo ove si conservano le ceneri del Padre Elia Lauricella. Dopo l'ingresso laterale si osserva un bassorilievo del '500 in alabastro che nella parte centrale raffigura la Resurrezione di Gesù. All'intorno in sei pannelli sono rappresentate scene della passione di Gesù. L'opera è arricchita da cornici, lesene e decorazioni.
Pietro d’Asaro nacque a Racalmuto il 10 gennaio 1579 da umili genitori. Brillante disegnatore ed estremamente duttile nella sua opera artistica fu allievo del toscano Filippo Paladini, e la sua opera risente degli influssi della cultura tardo manieristica. Fu cieco dell'occhio destro. Dal 1600 al 1607 compì un viaggio di studi che passando per Napoli lo condusse a Roma e quindi a Genova dove iniziò a mettere a frutto la sua opera dalla quale ricavò una discreta agiatezza. Fatta una discreta fortuna, il pittore tornò a Racalmuto intorno al 1609 e vi visse quasi initerrottamente sino alla morte. Tra le sue opere vanno citate: “San Nicolò” (1613), realizzato per l’omonima chiesa di Palermo, “Il Martirio dei santi San Crispino e Crispiniano” (1618) a Termini Imerese, “Il Miracolo di S. Isidoro Agricola” (1616) a Barrafranca, ”L’immacolata con i SS Francesco e Chiara”, “San Michele Arcangelo” come pure nel 1626 la “Madonna della Catena” e la “Madonna dell’Itria” tutte a Racalmuto. Pietro d’Asaro morì a Racalmuto a 68 anni l’11 giugno del 1647.
Il Monocolo di Racalmuto di Maria Pia Demma
Luigi Infantino è un tenore nato a Racalmuto il 24 Aprile 1921 e morto a Roma il 22 Giugno 1991. Venne avviato sin da ragazzo allo studio della musica e del flauto ed entrò a far parte della banda musicale del paese. Nel 1937 iniziò a studiare, con passione, canto, interrompendo, però, presto gli studi, avendo vinto un concorso musicale come flautista a La Spezia nella banda Regia Marina. Durante la Seconda Guerra Mondiale riprese gli studi al conservatorio di Parma, insieme ad Italo Brancucci, debuttando al Teatro Regio ne La Bohème nel 1943 e nel 1945 al Teatro San Carlo di Napoli e l'anno dopo, in tournée con la compagnia del teatro napoletano, alla Royal Opera House di Londra con Rigoletto, seguito da La Bohème. Nel 1947 venne scritturato alla New York City Opera, interpretando La Traviata, Rigoletto, Madama Butterfly, La Bohème, Il Barbiere di Siviglia, Don Giovanni. Debuttò alla Scala di Milano nel 1948, quando il Teatro fu riaperto subito dopo la sistemazione per i danni che il teatro aveva subito a causa del conflitto bellico ne I Pescatori di Perle e La Cenerentola, riproposta l'anno successivo all'Arena di Verona. Nel 1949 tenne dei concerti in Inghilterra e in Australia, nel 1953 ad Helsinki e nel 1954 si esibì, accanto a Maria Callas, alla Fenice di Venezia. Nel 1961 e nel 1962 al Teatro dell'Opera di Roma in Amleto e ne La Stirpe di Davide. Cantò anche in programmi radiofonici RAI, dove si esibì l'ultima volta ne Il Diavolo in Giardino nel 1973. Ci lascia un'importante eredità musicale, ma ciò che di più prezioso ci ha donato è la figlia Maria Elena, frutto del matrimonio con Raina Nikolova, che con la sua voce e la sua arte di recitazione riesce ad incantare il pubblico di importanti teatri proprio come faceva il padre.
È nato il 6 Maggio 1920 a Racalmuto e morto a Roma nel Marzo del 2007. Ha studiato canto prima a Parma con Isaia Avanzini e poi a Milano con il baritono Emilio Ghirardini. Ha debuttato il 10 Aprile del 1949 al Teatro Rossini di Pesaro, con Radames in "Aida". Si è esibito nei più importanti teatri italiani: al Festival di Verona all'Arena, al Puccini Festival a Torre del Lago, a Firenze, alle Terme di Caracalla di Roma. Si è esibito anche a Parigi, Strasburgo, Vienna, Bruxelles, Amsterdam, Copenaghen, Malta, Amburgo, Monaco, Zurigo, Bucarest, Budapest, Sophia, Belgrado, Tokyo, Osaka, negli Stati Uniti a Philadelphia, in America Latina in Messico, a Rio De Janeiro e a Santiago del Cile. Si è esibito anche con Maria Callas. In Messico, alla fine degli anni cinquanta, conobbe Lupita Flores, conosciuta anche come Maria Guadalupe, la quale sposò a Milano nel 1958, è stata una celebre interprete di personaggi d'Opera, condividendo il palco con il marito; grazie a lei, che assecondato la volontà di donazione del marito, un'intera collezione di costumi ed oggetti di scena è stata donata e si può ammirare presso il Teatro Comunale Regina Margherita di Racalmuto. I suoi ruoli più importanti furono: Rigoletto, Norma, Lucia di Lammermoon, La Traviata, Aida, Pagliacci.