L'altopiano di Racalmuto si forma intorno a 5 milioni di anni fa
per l'evaporazione gessoso-solfifera della Fossa di Caltanissetta. I buoni terreni formatesi ospiteranno folti boschi di lecci, roverelle, sugheri. Vi pascolava l'elefante nano. Tracce notevoli di presenze umane del periodo preistorico nei siti di Fra’ Décu, Cienzu, Griddretta, Gianfilippo, Garamuli.
La colonizzazione greca continua lo sfruttamento agricolo del territorio
sottratto al bosco, intensificato durante il periodo romano che vede il sorgere di nuovi villaggi dall'alto tenore di vita. Le ceramiche africane, i vetri e le anfore vinarie testimoniano dell'alta produzione frumentaria e oleovinicola. Al Serrone-Roveto si incontravano la grande trazzera della transumanza Licata-Madonie e la trazera Agrigento diretta verso l'interno cerealicolo. Siti romani: Garamuli, Menta, Curmiteddra, Xiumeti, Roveto, La Turri, Troiana.
Una buona parte del nostro territorio dovette far parte della massa Cosconiana. Nei primi secoli dell'impero erano attive varie zolfare imperiali a cura di gabelloti facoltosi. In zona era presente la famiglia romana degli Annii, come attestano le tabulae sulphuris.
Il periodo bizantino (535-827) vide l'immigrazione di genti trogloditiche di rito greco facente capo a Costantinopoli.
Il villaggio del Roveto era ancora attivo come testimonia il piccolo sepolcreto de Le Grotticelle, mentre il villaggio Troiana ha restituito un tesoretto aureo di oltre 200 monete.
Dopo la conquista araba, 827, rinacque la fitta rete trazzerale, segno della rivoluzione agricola seguita alla suddivisione dei latifondi. Lungo le trazzere principali sorsero i rahal, stazioni di posta e di ristoro. Il Rahal Mut, posto nell'attuale quartiere Madonna della Rocca, dal tracciato medioevale con cortili e giardinetti, diede il nome alla nostra Racalmuto. Del periodo rimangono molti usi e costumi, fra i quali pasta, pizza, frutta, verdura, il sistema di irrigazione ed i mulini della valle del Raffu.
Del periodo normanno si sa poco, tranne che il Roveto-Serrone, al Minsciàr, era ancora abitato da popolazione bizantina e la prima narrazione della leggenda popolare della nascita di S. Rosalia. Il ferace territorio fu oggetto di sfruttamento da parte degli Svevi che vi costruirono il Castello di paese, con le possenti torri e quello del monte Castelluccio (Gibillina). Nel 1208 si fabbrica la prima chiesa al mondo dedicata a S. Rosalia. Il convento di S. Francesco dovrebbe essere datato come costruito all’inizio del 14° secolo.
Con gli Aragonesi, dal XIV° secolo, Racalmuto è sotto la signoria dei Chiaramonte, seguiti dai Del Carretto che la tennero in feudo per quattro secoli, sino agli inizi del Settecento.
Nel Seicento vivono il pittore Pietro D'Asaro e il medico Marco Antonio Alaimo, debellatore della peste di Palermo del 1624.
Nel 1622 viene ucciso il conte Girolamo II Del Carretto, sul balcone fra le torri del Castello. Riposa imbalsamato nel sarcofago rosso della chiesa del Carmine. Nel 1625 la vedova contessa Beatrice, dei marchesi di Geraci, ottiene reliquie di S. Rosalia che viene proclamata patrona.
A metà del secolo vengono giustiziati a Palermo l'eretico Fra Diego La Matina ed il conte Giovanni V Del Carretto.
Nel corso di questi secoli l'abitato, intanto, è cresciuto di popolazione e fabbricati. Nascono i conventi di S. Giovanni di Dio, S. Chiara, Collegio di Maria, ed all'esterno quelli di S. Giuliano, Carmine, S. Maria di Gesù. Del Seicento sono le chiese di S. Sebastiano, M. SS Annunziata, la Matrice, M. SS. dell'Odigitria, S. Giuseppe, S. Michele e S. Chiara. Del Settecento il Santuario di M. SS. del Monte, e le chiese di S. Giuseppe, S. Anna.
La riapertura delle zolfare nel Settecento creò la ricchezza dei borgesi che nell'Ottocento realizzarono i loro palazzi urbani: Matrona, Savatteri, Grillo, Sferrazza, Nalbone, Messana, Matina, Tulumello e le ville suburbane: Bartolotta, Matrona, Nalbone, Mantia, Bonomo, ecc.
All'indomani dell'unità d'Italia i giovani liberali, Matrona, Alaimo, Savatteri, rimodernarono il paese con opere pubbliche: il basolato del Corso, il palazzo comunale già convento delle Clarisse, il Teatro, la Ferrovia, il Macello.
La chiusura delle zolfare negli anni Settanta ha determinato una crisi economica e demografica dalla quale il paese non si è ancora ripreso.
Ing. Angelo Cutaia, Storico